Di San Giovanni, quello che sappiamo è che era un pescatore, figlio di Zebedeo, divenuto poi seguace di Giovanni battista; fu in seguito tra i primi discepoli del Signore (il prediletto), testimone della trasfigurazione, della risurrezione della figlia di Giairo e dell’agonia di Gesù nel Getsemani. Inoltre, cosa di non poco conto, fu il discepolo che ricevette come madre la Santa Vergine ai piedi della croce. Anche se alcune tradizioni lo vollero martire si ritiene più probabilmente morto, ultimo fra i dodici apostoli, in tarda età ad Efeso.
Il vangelo giovannineo fu quasi certamente redatto dai suoi discepoli, i quali raccolsero tutte le sue memorie per i cristiani dell’Asia minore. Dai racconti della sua esperienza con Gesù è possibile intuire una profonda meditazione spirituale e teologica (da qui l’appellativo “il teologo” negli ambienti ortodossi e gnostici) dal quale prende vita un vangelo del tutto particolare rispetto gli altri tre:
- i discorsi sono lunghi ma profondi, spesso polemici, nei quali più che ai miracoli viene data maggiore risalto alle autorivelazioni di Gesù.
- È un vangelo chiaramente Cristocentrico: « Affinchè crediate che Gesù è il Cristo, il figlio di Dio, e credendo abbiate la vita nel suo Nome…»
Alla sua opera vengono attribuiti, oltre al quarto vangelo, altri brani neotestamentari tra cui, le 3 “lettere di Giovanni” e “ l’apocalisse”.
Nella sua iconografia tradizionale viene rappresentato con un libro e un’acquila. Quando il libro è raffigurato aperto le iscrizioni interne sono spezzoni del suo vangelo, anche se solitamente è il preambolo di apertura: “in principio era il Verbo…”. L’aquila viene accostata come simbolo alla sua figura poiché, come l’animale si dice abbia la capacità di volare alto nel cielo e guardare il sole parimenti è tutta l’opera di San Giovanni in termini di stile e contenuti teologici, capace di volare alto e fissare lo sguardo all’assoluto, cioè alla luce del mistero del Verbo di Dio incarnato. Volendo fare un discorso più ampio, da un punto di vista iconografico, quando a essere rappresentato è il discepolo, egli viene spesso raffigurato come un giovane sbarbato, con i capelli scuri … sovente associato al Cristo nel momento della sacra cena quando il divino maestro lo poggia al suo petto o nei vari momenti intimi della vita di Gesù (nella trasfigurazione, ai piedi della croce o durante la deposizione, ecc…). Se a prevalere è invece l’aspetto sapienziale e teologico viene raffigurato come un anziano barbuto con in mano il vangelo da lui scritto.
In alcune icone esso porta l’indice alla bocca come a sottolineare il segno del silenzio. Questa particolare raffigurazione vuole significare la sua capacità di meditare e contemplare fin nel profondo tutte le alte rivelazioni (sottolineate dalla figura dell’angelo che gli sussurra all’orecchio) che Dio gli ha concesso.